A occhi aperti

Dopo anni di silenzio Salvatore Cascio, l’indimenticabile bambino protagonista di “Nuovo Cinema Paradiso”, da sempre soprannominato in famiglia e tra gli amici “Totò”, decide di uscire dal buio della sua vita e di affidare la sua esperienza ad un libro. Ne “La gloria e la prova. Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0” egli racconta che dopo aver brancolato, triste e solitario, nell’abisso profondo, da adulto come una crisalide si è trasformato in farfalla ed ha aperto le ali. Forse all’inizio non del tutto cosciente della sua missione, pian piano mentre scrive le parole si incidono nella sua anima, fino a fargli comprendere l’importanza del suo messaggio.

Tutto ha inizio durante l’adolescenza, quando un verdetto medico infausto definisce la malattia che l’ha colpito: retinite pigmentosa che, col passare degli anni, lo potrebbe portare a non vedere più.

Per sua fortuna, durante il triste periodo che l’accompagna, mai gli è venuto a mancare il sostegno della famiglia. Suo padre in particolare, persona pragmatica, ha cercato in tutti i modi di aiutarlo, portandolo spesso anche all’estero, per verificare con visite specialistiche se si potesse sperare in uno sviluppo benigno della patologia, ma ottenendo purtroppo sempre esiti negativi. Infine, grazie all’aiuto di una psicoterapeuta e dell’Istituto Cavazza di Bologna (un centro riabilitativo d’eccellenza per ipovedenti e non vedenti), ecco iniziare la sua rinascita.

Il libro di Totò Cascio, nel quale la toccante avventura umana e psicologica del protagonista è raccontata con dovizia di particolari, può essere di grande aiuto non solo per tante persone nella sua stessa condizione, ma anche per tutti noi, spesso incapaci di vedere oltre l’apparenza delle cose. E, pagina dopo pagina, torna alla mente “Dialoghi nel buio”, una straordinaria mostra/percorso allestita dal 2005 presso l’Istituto per Ciechi di Milano, che suscita in ogni visitatore forti emozioni, oltre che smarrimento e sgomento: molti di chi la visita, dopo essere stati bendati e guidati da un non vedente e trovandosi all’improvviso immersi in un buio completo, non resistono al forte impatto emotivo e si scoprono turbati e smarriti, tanto che spesso non sono in grado di portare a termine il faticoso percorso.

Caro Totò, con l’esempio trasmesso dal tuo meraviglioso scritto, hai assunto l’importante missione di rendere informate e partecipi le persone vedenti, ipovedenti e non vedenti. 

Non so se mai ci hai pensato, ma il tuo libro dovrebbe essere tradotto anche in braille, perché ciascuno leggendolo possa davvero dire, con le parole del film di Tornatore, che “ora che ho perso la vista ci vedo di più “.

Benedetta Gentile – PiErre Campi Film Festival