
Il vecchio e il bambino rappresentano, ciascuno con la propria identità e le proprie aspirazioni, il cammino stesso dell’uomo. Un cammino che agli occhi del vecchio viene definito come incerto, fragile, stanco, denso di nostalgia e di rassegnazione rispetto al futuro più speranzoso del bambino.
Nel viaggio, accompagnando il bambino per mano, il vecchio si sente finalmente libero di raccontare se stesso e la sua visione del mondo con un certa dose di disincanto e di rammarico. Le parole che compongono i suoi pensieri mettono in luce sia situazioni del suo vissuto che delle sue residue speranze, di quello che è stato per lui ma anche di quello che il mondo riserverà alle generazioni future.
Un vecchio e un bambino si preser per mano 
e andarono insieme incontro alla sera; 
la polvere rossa si alzava lontano 
e il sole brillava di luce non vera… 
L’ immensa pianura sembrava arrivare 
fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare 
e tutto d’ intorno non c’era nessuno: 
solo il tetro contorno di torri di fumo… 
I due camminavano, il giorno cadeva, 
il vecchio parlava e piano piangeva: 
con l’ anima assente, con gli occhi bagnati, 
seguiva il ricordo di miti passati… 
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni, 
non sanno distinguere il vero dai sogni, 
i vecchi non sanno, nel loro pensiero, 
distinguer nei sogni il falso dal vero… 
E il vecchio diceva, guardando lontano: 
“Immagina questo coperto di grano, 
immagina i frutti e immagina i fiori 
e pensa alle voci e pensa ai colori 
e in questa pianura, fin dove si perde, 
crescevano gli alberi e tutto era verde, 
cadeva la pioggia, segnavano i soli 
il ritmo dell’ uomo e delle stagioni…” 
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste, 
e gli occhi guardavano cose mai viste 
e poi disse al vecchio con voce sognante: 
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”